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Intervista a Matteo Arpe per il nuovo singolo “Sayonara”

Intervista a Matteo Arpe per il nuovo singolo “Sayonara”

Dopo aver conosciuto Carlotta Ciampa (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Matteo Arpe, giovane cantautore ligure, oggi in rotazione radiofonica con il nuovo singolo “Sayonara”.

Matteo Arpe, nato a La Spezia e cresciuto a Levanto dove attualmente abita, mostra fin da piccolo la sua passione per la musica e il canto.


Dopo aver preso lezioni per un breve periodo ed interpretato cover, dal 2014 nascono i primi brani inediti e nel 2017 la registrazione del primo inedito “The Mask” viene affidata allo studio di registrazione di Genova “Studio Maia”, di cui verrà girato anche il primo video.
Seguirà un periodo dove la passione per la scrittura aumenterà e porterà alla voglia di migliorarsi e raggiungere obiettivi sempre più grandi.


Nel 2019 nasceranno le prime opportunità con lo studio di produzione Up Music a Milano e successivamente con la partecipazione al concorso evento “Play storie che cantano”, dedicato alla sensibilizzazione sul tema della lotta delle donne contro il tumore metastatico al seno, dove si vedrà raggiungere la finale con il brano inedito “3,2,1 via” e la possibilità di esibirsi all’Auditorium della conciliazione, a Roma, insieme ad artisti del calibro di Noemi, Nigiotti, Diodato, Bianca Atzei ed altri e sotto la direzione artistica di Luciano Cannito e del maestro Beppe Vessicchio. Attualmente sono in scrittura nuovi inediti con possibili nuove collaborazioni.

Photo credits: Matteo Arpe

Ciao Matteo, presentati ai nostri lettori.
«Sono Matteo Arpe, ho 28 anni e vivo a Levanto, un paese affacciato sul mare vicino alle 5 terre. Un ragazzo che ama scrivere canzoni e che sogna di poter vivere di questo.»

 

Come hai riconosciuto la musica nella tua vita?
«La musica fa parte della mia vita da sempre. Ho foto da piccolo che mi ritraggono attaccato alla radio. Ci siamo abbracciati e non ci siamo mai persi, anche se per tanti anni ho celato, forse per timidezza, la voglia di viverla come protagonista e non solo come ascoltatore esterno.»

 

Come definiresti la tua musica oggi?
«La mia musica la definirei “intima”, nel senso che nasce non tanto con l’obiettivo di arrivare per forza a fare grandi cose o grandi numeri. Certo, la speranza c’è, sarebbe da ipocriti negarlo. Però le canzoni che scrivo arrivano perché sento di avere il bisogno di farlo. Sono una valvola di sfogo sia per i momenti belli che per quelli brutti. Penso che sia il mio modo migliore per riuscire ad esternare sensazioni ed emozioni.»

 

Spiegaci come avviene il processo creativo delle tue canzoni.
«Avviene in maniera del tutto spontanea. Devo dire che per quasi tutte le canzoni le parole arrivano di getto. Quando ascolto una base o delle note riesco ad aver subito abbastanza chiaramente il senso e la direzione che voglio dare alla canzone. Le parole per me sono molto importanti e devono avere sempre il giusto peso, un po’ come nella vita in generale.»

 

Quando sei più ispirato a comporre?
«Il momento che preferisco per scrivere, quello in cui trovo più ispirazione, è sicuramente la notte. Ho sempre amato il silenzio e la sensazione di tranquillità che solo la notte sa dare. Sdraiato sul letto, con un computer ed un foglio bianco su cui versare fiumi di parole. Potrei stare così per ore. Oppure agli inizi trovavo molta ispirazione girando con la macchina per le strade del mio paese per poi fermarmi davanti al mare.»

 

Titolo della prima canzone: è finita nel cassetto? L’hai incisa?
«La prima canzone che ho scritto è in inglese (con qualche errore annesso) e si intitola “The Mask”. Non è finita nel cassetto, ma è stata quella che mi ha fatto uscire allo scoperto come cantautore perché ho voluto dargli un abito subito dopo averla scritta. Quindi mi sono affidato per la prima volta ad un produttore, l’ho fatta uscire come singolo e alla fine ho girato anche il mio primo video. È stata una bella sensazione vedere un proprio progetto iniziale, una propria idea, prendere forma e diventare qualcosa che inizialmente era solo stato immaginato.»

E la canzone più bella?
«La canzone più bella probabilmente deve ancora nascere. Poi per me la bellezza è del tutto soggettiva. Magari ho scritto canzoni che alla fine non mi sembravano nulla di che ed invece sono state apprezzate e scelte da altri, mentre altre che ritenevo bellissime poi si sono rivelate un buco nell’acqua e non sono mai state apprezzate, rimanendo nel famoso cassetto.»

 

Qualche giorno fa è uscito “Sayonara”, il tuo nuovo singolo. Ci potresti spiegare il significato di questo titolo, ma anche come è nata l’idea della sua creazione e produzione?
«Questa canzone nasce non da uno stralcio di vita personale, ma più da spettatore di una storia vissuta da una persona vicina. Ho cercato di cogliere tutti gli aspetti, le sensazioni ed i sentimenti che quella situazione stava scaturendo. Una storia finita nel peggiore dei modi tra bugie e segreti. L’essere così vicino a questa persona mi ha permesso di immedesimarmi nella storia stessa e quindi sfogare attraverso la scrittura tutto il sentimento che sentivo emergere in quel preciso momento. Sayonara nasce in un pomeriggio d’estate ed arriva di getto. È stata scritta davvero velocemente. Invece di usare il solito “Addio” ho preferito usare la parola “Sayonara”, usando il giapponese perché nel frattempo avevo intrapreso un viaggio in Giappone con questa persona.
“Sayonara” avrebbe riempito ancora di più di significato questa canzone.»

 

Che riscontro sta avendo col pubblico? E che tipo di pubblico è il tuo?
«Devo dire che sono molto contento che al pubblico stia piacendo il mio pezzo. Il video su YouTube sta andando bene e ho ricevuto molti messaggi di apprezzamento. Invece non sopporto tutti i messaggi di quelli che ti chiedono soldi in cambio di qualche settimana o mese all’interno di qualche playlist su Spotify magari con ascoltatori finti. È una cosa che trovo davvero sgradevole e mi fa perdere quel senso di purezza e naturalezza che vorrei ritrovare nel mondo della musica.
Per quanto riguarda il mio tipo di pubblico assolutamente non ne ho idea. Alla fine non è da così tanto tempo che pubblico la mia musica e quindi non ho ancora un’idea generale di che tipo di persone possano seguirmi. Spero comunque possano diventare sempre di più e che possano rispecchiarsi in quello che scrivo. Questo è quello che conta davvero per me.»

“Dicono che il primo amore non si scorda, che non sarà mai più come la prima volta, che il cuore sarà un po’ in rivolta, la vita un po’ stravolta, che la paura resterà per sempre come un’ombra.” E tu che rapporto hai, oggi, con l’amore?
«Anche qui in realtà mi trovo ancora completamente spiazzato. Non ho molta voglia in questo periodo della mia vita di dedicarmi ad un rapporto serio e duraturo. Da sempre mi sento un’anima solitaria. Poi trovo che l’amore non sia solo quello tra una coppia. L’amore lo si può trovare ovunque e in qualsiasi cosa. L’amore per la musica, per la famiglia, per il proprio lavoro, per un hobby o uno sport , dalla natura. Non penso che per avere e dare amore ci sia per forza bisogno di ritrovarlo all’interno di una relazione di coppia.»

 

Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
«Il mondo della musica è sicuramente molto difficile, pieno di sciacalli che sono pronti a divorarti e a godere dei tuoi fallimenti. Trovare un appoggio vero e sincero è sicuramente difficile, ma comunque non impossibile. Riuscire ad emergere mentre centinaia e centinaia di persone tentano di tenerti la testa sotto è dura. C’è molta scelta di generi musicale e di cantanti in questo momento storico e sicuramente il mondo dei talent è andato ad implementare il numero di persone che entrano a far parte di questo mondo anche solo per un battito di ciglia e ciò ha sicuramente complicato ancora di più le cose. Si spera di avere quella possibilità di emergere e di riuscire a far arrivare la propria musica a sempre più persone. Morandi cantava 1 su 1000 ce la fa.»

 

Ultimo concerto a cui sei andato?
«L’ultimo concerto è stato quello di Elisa a Milano l’inverno scorso. I concerti mancano come l’aria. Appena si potrà riandare ad un concerto consiglio a chiunque di andare almeno una volta ad ascoltare quest’artista fantastica. Ne vale davvero la pena, ve lo assicuro!»

 

Come pensi cambierà il live entertainment dopo questo momento di pandemia?
«Spero e penso che prima o poi si riuscirà a tornare almeno ad una semi normalità. Ovviamente ci vorrà ancora tempo e sarà dura. Comunque la paura rimarrà dentro di noi per diverso tempo e questo potrebbe influire sulla partecipazione ad un evento live. Dobbiamo ringraziare i social ed i vari YouTube e Spotify che ci permettono di continuare a far ascoltare e conoscere la nostra musica nonostante le difficoltà del momento.»

 

La musica emergente ha ancora futuro?
«Certo, la musica emergente ha futuro secondo me. Alla fine anche i big a loro volta sono stati emergenti ed anche chi partecipa ad un talent è un emergente solo con più visibilità di un altro. La differenza la fa sempre il pubblico, le persone che decidono di sceglierti e di scegliere di ascoltare un tuo pezzo. È anche una questione di fortuna, un fattore da non sottovalutare.»

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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