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Intervista esclusiva a Lorenzo Fragola per il nuovo singolo “1XTE1XME”
Intervista Lorenzo Fragola

Intervista esclusiva a Lorenzo Fragola per il nuovo singolo “1XTE1XME”

Scrive e pubblica solo quando ha qualcosa da dire, attitudine non scontata nel mondo della musica moderna. Così, dopo un periodo lontano dai riflettori, Lorenzo Fragola torna con “1XTE1XME“, il suo nuovo singolo disponibile dal 13 Giugno. Leggete la nostra intervista e scoprite cosa ci ha raccontato!

Catanese, classe 1995, studi al liceo Scientifico e iscrizione al DAMS di Bologna, Lorenzo Fragola si è fatto conoscere dal grande pubblico con la vittoria dell’ottava edizione di XFactor nel 2014. 

 

Dopo il talent, pubblica il primo EP omonimo che contiene anche l’inedita canzone The Reason Why (2 volte Platino).  Il successo di XFactor lo porta, l’anno successivo, a partecipare alla 65° edizione del Festival di Sanremo, categoria Campioni, con “Siamo Uguali”. Il brano – certificato 2 volte Platino – conferma ad addetti ai lavori e pubblico il talento di Fragola e anticipa l’uscita del primo vero e proprio album di studio dal titolo “1995” e pubblicato il 31 Marzo 2015 (certificato Oro). Il disco debutta in vetta alla classifica di vendita italiana e contiene brani cantati sia in Italiano che in inglese. Tra gli autori, oltre a Fragola stesso, ci sono Nek, Tom Odell e A/J dei Saint Motel. 

 

Dal disco (eletto dagli ascoltatori di Radio Italia il miglior disco del 2015) viene estratto il singolo # Fuori c’è il sole, certificato 3 volte Platino. “1995” regala a Fragola anche due candidature agli MTV Italia Awards, di cui riesce a vincere la categoria “Best New Artist”.

 

Successivamente esce l’inedita “La Nostra vita è oggi”, canzone che viene scelta per accompagnare i titoli di coda del film Pixar “Il viaggio di Arlo”. 

 

Nel 2016 torna al Festival di Sanremo con “Infinite volte” (brano certificato Platino).  Il singolo fa parte del nuovo album “Zero Gravity”, pubblicato ad un anno di distanza dal precedente lavoro e certificato subito ORO. 

 

Dal disco sono stati estratti i singoli “Luce Che entra” (Oro) e “D’improvviso” (2 volte platino). 

 

Nel 2017 Fragola si unisce agli hitmaker Takagi e Ketra e ad Arisa per “L’esercito del selfie”, uno dei brani di maggiore successo di quell’estate certificato 3 volte Platino. 

 

Nel frattempo, Fragola lavora agli inediti del suo nuovo album “Bengala” (che vedrà la luce nella primavera del 2018) e collabora a diversi progetti paralleli, tra cui “Margarita”, il successo di Marracash e Elodie certificato 2 volte Platino, che firma in qualità di autore con Marracash, Carl Brave e Franco 126. 

 

Tra il 2019 e il 2021 Fragola pubblica una serie di singoli che lo vedono collaborare con altri giovani artisti di spicco della musica italiana, come Federica Abbate (“Camera con vista”) e i The Kolors (in “Solero”). 

 

Nel 2022 inizia una nuova collaborazione con Mameli, un rapporto che sfocia nel disco collaborativo “Crepacuore”, contenente i singoli “Attraverso”, “Luna fortuna”, Testa x aria” e “Happy”.

 

Ed ecco che, a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro, Lorenzo Fragola torna con il nuovo singolo “1XTE1XME”, disponibile da Venerdì 13 Giugno in tutti gli store digitali e per la programmazione radiofonica.

Intervista Lorenzo Fragola
Ciao Lorenzo, benvenuto nel nostro spazio. Un catanese in un blog catanese. 😊 Ormai è da diversi anni che ti muovi tra Catania e Milano, ma quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato inizialmente? Ti sei ambientato subito in questa nuova dimensione?

«Diciamo che Milano è una città ostica perché c’è tanta competitività e questa cosa un po’ l’ho subita inizialmente, però credo che il problema principale non sia stato tanto la distanza dei familiari perché, ormai, è superabile con un’ora di volo, più che altro la mancanza di un gruppo di amici, ovvero una famiglia di supporto. All’inizio l’ho accusata molto, ma penso che, in generale, sia un problema dei fuori sede: tutti coloro che lasciano la propria città per raggiungere una realtà nuova devono creare il proprio habitat con le persone e con i luoghi. Quindi credo sia stata questa la prima difficoltà.»

 

C’è stato qualcosa che ti è mancato particolarmente della tua terra?

«A parte gli affetti, la cosa che mi è mancata maggiormente è stata la familiarità con la cultura, nel senso che c’è un umorismo, un’ironia tipica del Sud che magari, quando ti trasferisci, non tutti riescono a capire e cogliere al primo impatto. Per cui mi è mancata la sensazione di familiarità con le persone, col loro modo di parlare o interagire.»

 

Un periodo necessario, ma che ti ha fatto crescere umanamente e artisticamente parlando…

«Tutti i periodi più duri e difficili, alla fine, possono essere utili se ti insegnano qualcosa. A me, sicuramente, ha insegnato tanto il confronto con altre realtà, persone, modi di pensare e agire: mi ha aiutato a crescere, prima di tutto, come persona e, poi, come artista.»

 

A proposito di crescita, spostiamo il focus nel mercato musicale. Capita spesso che i nostri artisti, soprattutto i più giovani, sentano il peso del successo e che, ad un certo punto della loro carriera, decidano di fermarsi. Un argomento sempre più attuale e da tutelare, quello della salute mentale. Da cosa dipende tutto questo? C’è qualche pressione legata, magari, allo streaming, ai numeri?

«Io posso parlare per la mia esperienza, poi penso che ognuno abbia la propria storia o motivazione. Sicuramente è importante avere una tutela con il mondo televisivo e la popolarità, se non ce l’hai fai molta più fatica. Secondo me, quindi, è solo una questione di fortuna: incontrare delle persone che si prendano la responsabilità di questo filtro o protezione. Credo che, in generale, più che i numeri e lo streaming, ci sia anche una difficoltà, essendo tanti i giovani da dover seguire. Ogni progetto va curato nei minimi dettagli e, insieme ad esso, va seguita attentamente la crescita personale di un ragazzo che si sta formando in quegli anni. Se l’impatto è eccessivo e troppo lontano dalla realtà può succedere che ci si senta un po’ spaesati e, quindi, ci sia il bisogno di fermarsi, pensare e ripensarsi per trovare una propria dimensione.»

 

A proposito di fermarsi, tu stesso hai vissuto un lungo periodo lontano dai riflettori: come hai impiegato il tuo tempo? La tua vita è migliorata?

«Non ho mai smesso di fare musica in realtà, né di trovare nuove strade, magari in certi periodi con più o meno voglia, ma non ho mai messo da parte la musica. Ho messo da parte, invece, tutto ciò che riguardava la pubblicazione di nuove canzoni e l’interazione con i social e con il pubblico perché non mi sentivo pronto a livello artistico. Quello che stavo facendo era acerbo, in fase di sperimentazione, per cui ho capito che dovevo trovare una mia dimensione, umana o artistica che fosse, e prendermi del tempo. In alcuni casi basta un po’ di riposo per far sì che la tua mente si resetti e tiri fuori delle cose, ma nel mio c’è voluto più tempo. Praticamente è stato un lavoro involontario, non avevo neanche i mezzi per capire che tipo di percorso dovessi intraprendere: li ho dovuti cercare e, grazie a questi, ho imparato a conoscermi.»

Intervista Lorenzo Fragola
Ma alla fine sei tornato e anche col botto. Il primo singolo del “nuovo” Lorenzo Fragola è “1xme1xte”: qual è stato l’incipit emotivo che ha dato il via alla composizione del pezzo?

«Ultimamente ho scritto tanto brani, e questo era uno di quelli. Mi ero prefissato l’obiettivo di godermi l’estate, quindi mi sono lasciato ispirare dal senso di libertà che si respira in questo periodo e che sono riuscito a ritagliarmi. Diciamo che la nascita è dovuta a questo: sapevo che sarebbe arrivata la stagione estiva e mi sono detto “ok, questa libertà mettiamola anche in musica, pubblicando il primo pezzo”. E poi ci tenevo a fare un singolo tutto mio, senza featuring o altri tipi di collaborazioni.»

 

Un brano che conferma, in qualche modo, lo stile estivo del “vecchio” Lorenzo Fragola. Non trovi?

«Nonostante non sia un super amante dell’andare al mare o stare sotto il sole, credo che i ricordi più belli di una persona siano legati all’estate, spesso durante l’adolescenza o la giovinezza. Mi piace scrivere pezzi estivi perché mi vengono naturali: non mi sono mai sforzato nello scrivere un pezzo che avesse un sapore più libero o spensierato come quelli estivi. Si fa sempre più fatica, invece, a scrivere delle ballad perché c’è un carico emotivo importante. Mentre i pezzi estivi sono quasi un cruciverba, un gioco di parole: giochi con le parole, con le atmosfere e immagini. A me viene facile.»

 

E che conferma anche la scrittura in italiano. Ti piacerebbe tornare a scrivere in lingua inglese?

«Sì, mi piacerebbe tanto. L’ho accantonato un po’ perché trovare il mio modo di scrivere in italiano era una sfida più emozionante e intrigante, però non l’ho mai abbandonato del tutto. Se devo scegliere di cantare una canzone o una cover mi vengono in mente soltanto pezzi in inglese perché mi sono educato, musicalmente, con pezzi in lingua. La mia vocazione è cercare di conquistare un po’ di sicurezza e prendermi il mio posto nella musica italiana, e poi continuare a sperimentare in inglese.»

 

Sei tornato nel mondo discografico, ma anche in quello digitale. Su Instagram hai conservato solo i post dal 2024 in poi. Un modo per fare pulizia e ricominciare esattamente da lì?

«Sì. Più che altro i social sono una vetrina che, però, non richiedono tanto tempo e pazienza per andare a fondo, tranne per chi è super affezionato. Diciamo che, di solito, si notano gli ultimi contenuti: siccome il mondo va tanto veloce, preferisco dare poche informazioni recenti che, però, mi rappresentano in questo momento. Quello che c’è sui social e su Instagram è, semplicemente, il risultato di ciò che sento e sono adesso.»

 

Cosa ha significato per te archiviare tutti gli altri ricordi?

«Semplicemente iniziare da capo: non mi ha mai fatto paura reiniziare, anzi. Non so se sono una persona competitiva, ma mi piace pormi delle sfide e, in questo caso, non era cancellare quello che è successo perché, comunque, fa parte di me, ma trasformarlo. Oggi questi contenuti sono evidenti, ma ci sono ancora anche quelli vecchi o archiviati: magari un giorno, quando si aprirà un’altra fase della mia vita, li tirerò fuori di nuovo e, probabilmente, chiuderò anche questi.»

Dici nel comunicato stampa che “l’urgenza creativa, la ricerca, la scrittura non devono essere legate alle leggi del mercato, ma piuttosto alla qualità della musica”. Qual è la tua urgenza creativa in questo momento? Quali sono le tematiche che ti stanno più a cuore?

«Non so se, in questo momento, ho qualche tematica a cuore, semplicemente mi va di scrivere cose che vedo, penso e vivo. Sicuramente quando si cresce si ha voglia di parlare di altre cose, rispetto a quelle trattate quando si era più giovani. Certi temi più sociali o politici, per esempio, li avrei messi da parte in passato, ma adesso potrebbero essere addirittura inseriti nei miei lavori futuri perché mi interessano, sono cose che leggo e che mi preoccupano. Anche parlare d’amore potrebbe essere una questione politica. Magari ci sono dei punti di vista diversi che possono comprendere temi più concreti e sociali. Perché, alla fine, la realtà è difficile, vediamo quello che succede nel mondo, e il compito di un artista è non escluderlo dal racconto dei sentimenti, che possono essere idealizzati o ancorati nella realtà.»

 

Lorenzo Fragola ed estate: un’accoppiata vincente per i tormentoni. Basti pensare a #fuoric’èilsole, “L’esercito del selfie” e “Solero”. Essendo appena entrati nella stagione estiva, pensi che sia un po’ cambiata la percezione dei tormentoni nel tempo? O sia diventato un fenomeno creato a tavolino, che non tiene in considerazione l’urgenza creativa, la ricerca e la scrittura, appunto?

«Credo che la definizione di “tormentone estivo” sia stata un’invenzione dei mass media, ma non penso che qualcuno si sieda con l’intenzione di scrivere un tormentone: si cerca, magari, di scrivere un brano più popolare e, poi, se diventa un successo, viene chiamato tormentone. Secondo me quest’anno, ma in generale negli ultimi anni, è parecchio complicato perché c’è tanta competizione, vengono pubblicate molte più canzoni, generando confusione nel pubblico. Quindi, se dovessi profetizzare un futuro per i tormentoni estivi, ti direi che, secondo me, il successo verrà un po’ diviso tra tanti pezzi: ognuno sceglierà quello più affine e questo farà sì che cambieranno di nuovo le regole classiche della discografia.»

 

Un’esplosione di canzoni estive, ma anche di tour. Sempre più spesso capita che il pubblico sia messo davanti ad una scelta perché la calendarizzazione porta, inevitabilmente, all’accavallamento di più concerti e, quindi, di artisti. Quale potrebbe essere, secondo te, la soluzione?

«In realtà non so se è un problema così reale per le persone, nel senso che a me è sempre capitato di andare a vedere degli artisti che mi piacciono tanto, per cui non ho mai avuto dubbi a riguardo. I biglietti, invece, sono un impegno, soprattutto per delle famiglie composte da 4 o 5 persone: comprare i biglietti per andare a un concerto è diventata una cosa impegnativa e, a volte, bisogna mettere da parte i soldi pur di andare a vederlo. Quindi credo che bisogna rispettare questo e proporre delle cose, che siano sempre più di livello, anziché farle con fretta solo per poter raccogliere quello che si è seminato. Dovrebbe essere un impegno che tutti gli artisti, me compreso, dovrebbero portare avanti. Quindi non so se ci sia una soluzione, puoi cercare di fermare con le mani un torrente, però la corrente va e ti trascina. Piuttosto puoi decidere di accompagnarlo e goderti il viaggio. Quindi se ci sono tanti artisti e concerti vuol dire che la proposta è varia e ci sarà sempre qualcuno disposto a vederli.»

 

Negli anni hai scritto tanto per te, ma anche per gli altri. Hai collaborato con Federica Abbate, firmato brani in qualità di autore per Marracash, Carl Brave e Franco126, e pubblicato un album a quattro mani con Mameli. Cosa ne pensi, invece, dell’attuale scena pop?

«Oggi il pop italiano è prevalentemente femminile, sempre più vicino a quello internazionale. Prendendo di riferimento quello che c’è in America, mi vengono in mente tanti artisti giovani che fanno musica suonata, ovvero Sabrina Carpenter, Taylor Swift, Olivia Rodrigo, Charli xcx. Non è più solo musica passiva da radio, ma anche intrattenimento, coinvolgimento a 360°, sia visivamente, che come storytelling, grazie ai social e al racconto degli artisti stessi. In Italia, oggi, non c’è una vera e propria fetta maschile di pop: c’è qualcuno che viene da altri generi che si mescola al pop, come il vecchio indie o il rap, o qualcuno che non ha ancora trovato la sua dimensione e che ha confini molto larghi. Un pop fluido, che sta cercando la sua strada.»

 

Quest’anno hai compiuto 30 anni, un tassello importante per essere definito uomo. Se potessi guardarti indietro nel tempo e dare un consiglio a quel ragazzino che, nel 2014, vinse X Factor?

«Gli consiglierei di non farsi influenzare e di credere molto di più nelle sue idee, piuttosto che abbandonarle per non scontentare gli altri o per cercare di fare la cosa giusta. Meglio fare la cosa sbagliata, ma essere convinto di quello che si fa, perché sbagliare fa anche parte dell’artista. Spesso sono i più giovani che ci fanno capire come occorra sbagliare e rischiare, perché è l’essenza stessa dell’artista. Non si può e non si deve cambiarlo. Per cui, se potessi tornare indietro nel tempo, gli direi di fare tutto ciò che desidera, e di crederci sempre.»

Intervista Lorenzo Fragola

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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