Dopo avervi segnalato VDV (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Manù Squillante, attualmente in rotazione radiofonica con “Vizi e virtù”, il suo nuovo singolo. Conoscetelo meglio nella nostra intervista!
Emanuele Squillante, in arte Manù, è nato a Sarno (SA) il 25 luglio 1992.
Cantautore prima di tutto, la sua musica è fatta di parole scolpite nell’anima e melodie che sanno di vita vissuta.
Nato e cresciuto tra note e racconti, ha imparato che la musica non è solo suono, ma un modo di esistere. Fin da bambino, ha trovato nelle corde di una chitarra, nei tasti di un pianoforte e nella sua voce lo strumento più sincero per dare forma alle emozioni. Il suo universo musicale è cresciuto tra il jazz respirato in casa e i grandi cantautori italiani – Pino Daniele, Fabrizio De André, Lucio Dalla – che gli hanno insegnato che una canzone può essere poesia, ribellione, abbraccio.
Oggi è un cantautore riconosciuto, premiato e apprezzato, capace di emozionare e lasciare un segno. Ha calcato i palchi dei più importanti Festival, condividendo la scena con artisti come Ron, Neri Marcorè, Samuele Bersani, Peppino Di Capri, Sal Da Vinci. Inoltre ha aperto i concerti di Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Raphael Gualazzi, Morgan e molti altri.
Vincitore di premi prestigiosi come il Premio Fabrizio De André 2024 e il Premio Gianmaria Testa 2024, è stato selezionato tra le eccellenze dei conservatori italiani nel programma RAI PLAY SOUND “Matricola in Musica”.
Per Manù, però, il vero traguardo non sono i riconoscimenti, ma la possibilità di vivere attraverso la musica, di scrivere, cantare e raccontare con la stessa urgenza di sempre. Perché ogni canzone è una casa in cui tornare.
“Vizi e virtù” è il suo nuovo singolo, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 4 Aprile 2025 e in rotazione radiofonica dall’11 Aprile.
«Sono Manù Squillante. Scrivo canzoni, insegno, porto in scena parole e musica. Ho sempre cercato un modo per raccontare quello che, spesso, resta inascoltato. La voce è il mio strumento più vero: la uso per costruire legami, non solo canzoni.»
«Presto. A sette anni studiavo già batteria e pianoforte, ma la musica era presente da prima. Era nei film di Troisi, nella voce di Pino Daniele, nei silenzi pieni di casa. Crescendo, ho capito che non volevo solo suonare, ma dire qualcosa. E che la musica poteva essere un modo per restare fedele a me stesso.»
«Sicuramente i premi De André e Gianmaria Testa. Due nomi che, per me, hanno un peso umano, prima ancora che artistico. Ma ogni palco ha lasciato qualcosa. Anche quelli piccoli, anche quando c’erano più sedie vuote che piene. Se c’è ascolto, il palco diventa casa.»
«È nata da una notizia. In Afghanistan è vietato alle donne cantare, parlare, scrivere poesie in pubblico. Una cosa così assurda e feroce che ho sentito il bisogno di rispondere. Il brano è stato scritto di getto, ma poi curato nel dettaglio. Sta ricevendo un ascolto vero, profondo, e questo per me vale più di mille numeri.»
«Direi entrambe. È un modo per mettere in discussione le etichette, soprattutto quando vengono usate per giustificare la censura o il controllo. A volte quello che chiamano “vizio” è solo libertà. E quello che si definisce “virtù” è solo obbedienza cieca.»
«Non è facile, soprattutto in un tempo in cui si tende a scrollare tutto via. Ma non posso far finta di niente. Per me la canzone ha anche un compito sociale, oltre che artistico. Raccontare queste storie, anche se fanno male, è un modo per restare umani.»
«Fondamentale. I silenzi in una canzone sono come gli spazi bianchi tra le righe di un libro: servono a far respirare il senso. In Vizi e virtù ci sono momenti in cui è il vuoto a parlare. E, a volte, dice più di mille parole.»
«Lavoro con musicisti che sanno ascoltare prima di suonare. Ho condiviso l’intenzione, il senso del brano, e poi ci siamo fidati l’uno dell’altro. Non c’è stato bisogno di spiegare troppo. Quando il messaggio è chiaro, la musica segue da sé.»
«Non era voluto, ma mi fa piacere. “Imagine” è un brano che ha saputo unire sogno e denuncia. Se “Vizi e virtù”, anche solo in parte, richiama quello spirito, allora è un buon segnale.»
«Un’esperienza intensa. Il video è un lyric video animato, fatto di disegni a mano. Volti femminili inventati ma credibili, reali nel loro silenzio. Marharita ha saputo cogliere il senso della canzone senza bisogno di spiegazioni: ha dato corpo all’assenza e alla resistenza con una delicatezza unica.»
«È difficile, ovunque. In certi luoghi è evidente, altrove più sottile. Ma il risultato è lo stesso: troppe voci vengono ignorate, zittite, sottovalutate. Bisogna ascoltare di più. E non solo con le orecchie.»
«Con rispetto e gratitudine. Il live è il momento in cui tutto si gioca. Non c’è trucco, non c’è montaggio. Solo tu, la tua voce, e chi sceglie di ascoltarti. È lì che capisci se le parole che scrivi camminano davvero.»
«Un’esperienza diretta, senza filtri. Musica, certo. Ma anche parola, presenza. Cerco sempre di creare uno spazio dove si possa sentire qualcosa, non solo ascoltare. Un concerto mio è più un dialogo che uno spettacolo.»
«Quello che sto vivendo ora è molto fertile. Sto trovando una voce che mi somiglia. Il periodo più difficile è stato quando cercavo di adattarmi a quello che “funziona”. Ma ho capito che se tradisci il tuo linguaggio, perdi tutto.»
«Nel 2025 usciranno diversi nuovi brani, parte del progetto “Tra la mano, l’occhio e il cuore”. Sto anche lavorando a un libro che si intitolerà “Nel cuore delle cose non dette”. Mi interessa continuare a costruire con sincerità, un passo alla volta. Niente rumore inutile, solo cose vere.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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