Dopo aver conosciuto Carolei (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Vittoria Sciacca, giovane cantautrice catanese che, qualche settimana fa, ha aperto la tappa etnea del tour di Ermal Meta. Conoscetela meglio nella nostra intervista!
Cantautrice e chitarrista emergente, Vittoria Sciacca nasce a Catania nel 2003. Si cimenta nel canto sin da giovanissima, seguita da maestri del settore quali Lilla Costarelli e Antonio Monforte. Inizia, dunque, sin da subito ad esibirsi dal vivo, proponendo le sue cover in svariate occasioni e contesti: eventi locali, pub o addirittura come “busker” lungo le strade dell’etneo.
Di lì a poco, scrive e pubblica i suoi primi brani inediti: tra il 2021 e il 2022, escono “Più o meno così” e “Senza Fiato”, entrambi interamente autoprodotti dalla propria cameretta di Acireale. Nella stessa estate, con il suo “Duo per cento” (duo con due chitarre acustiche e due voci), apre il concerto di Carmen Consoli a Messina.
Terminati gli studi, Vittoria decide di trasferirsi a Milano per proseguire la propria formazione artistica presso il conservatorio G. Verdi. Approdato nel panorama milanese, il suo progetto registra sempre maggiori consensi, consentendole di esibirsi per vari format particolarmente seguiti e apprezzati sul web: all’Apollo suona per l’open mic di “Spaghetti Unplugged”, al Mosso per il “Sofar” e all’Arci Bellezza per “Milano Cantautori”. A Febbraio 2023, partecipa e vince il contest per artisti emergenti realizzato da OpenStage, ATM e Metro5 chiamato “SanMetro“.
Attualmente, sta lavorando alla produzione del suo primo EP. Nell’attesa, a Gennaio 2024 ha rilasciato un ulteriore singolo, intitolato “Ricordi” e ad Agosto ha pubblicato “Tu non mi abbracci più”. Pochi giorni dopo la sua ultima uscita, apre il concerto di Ermal Meta a Zafferana Etnea.
Scopo ultimo della sua musica è quello di “trasmettere la bellezza delle piccole cose e invitare gli ascoltatori a chiudere gli occhi e ad aprire il cuore”.
«Ciao a tutti! Sono Vittoria Sciacca, ho 21 anni e sono siciliana, ma vivo a Milano per studiare. Potrei definirmi cantautrice, ma è una parola molto grossa e importante per me, quindi per ora diciamo che sto solo provando ad esserlo. Quando posso suono in giro, porto le mie canzoni, i miei pensieri e spero che qualcuno li accolga e metta dentro le mie storie un po’ delle loro personali.»
«Da piccola la mamma mi ha iscritta ad una scuola di musica, dove ho iniziato a suonicchiare un po’ il pianoforte e poi, successivamente, a cantare. Non vengo da una famiglia di musicisti, ma ricordo che in macchina si ascoltava sempre un po’ di musica e qualche cd nei viaggi più lunghi. Ricordo che cantavo tutto il tempo e mio fratello non mi sopportava.»
«Proprio qualche sera fa ho suonato in un locale a Milano e mi hanno fatto la stessa domanda. Non ricordo bene che età avessi, sedici o diciassette anni forse, ero sul divano di casa mia e ho scritto quello che poi è diventato il ritornello di “Senza Fiato”, un mio brano ancora inedito, anche se ho registrato una live session su che si può trovare su YouTube. In quel caso ho scritto prima il testo e poi l’ho tradotto in musica, con l’aiuto della mia chitarra.
In generale, però, non ho una regola sul processo creativo: a volte butto giù dei pensieri che mi appunto quando sono in giro e poi li sviluppo, oppure se ho una melodia nella testa la registro sul telefono al volo per poi riprenderla successivamente.»
«Questo singolo è nato proprio da un pensiero che ho appuntato mentre ero ad un concerto, dove faceva troppo caldo e, quindi, non si poteva stare abbracciati. Da quell’episodio poi ho sviluppato il testo e dopo, con la mia chitarrina, ho aggiunto accordi e melodia.
La produzione è stata molto lunga: per la prima volta mi sono ritrovata a lavorare con tante persone e musicisti che stimo particolarmente e, per me, è stato un onore riunirli tutti dentro un mio brano. La cosa che più ho amato di questo pezzo, a lavoro finito, è stata riconoscere in ogni musicista il suo valore espressivo. Non avendo una demo dettagliata o delle parti scritte, ognuno ha suonato lasciandosi ispirare dal mood del pezzo, creando un insieme molto bello e particolare.»
«Attualmente sto lavorando a vari brani, sempre con i miei amici musicisti. L’idea di fare un EP è ancora un po’ lontana, ma è ciò che vorrei riuscire a realizzare.»
«È importante perché pubblicare un album presuppone che tu abbia voglia di comunicare tante parti di te stesso. L’album ti dà maggior spazio creativo, cosa che, invece, si sta perdendo con i singoli: hai più ‘minuti’ per esprimere mille parti di te stesso, per poi racchiuderle tutte dentro un unico progetto, che diventa il tuo biglietto da visita.
Con un album diventi riconoscibile perché perfezioni un tuo stile, un tuo modo di fare le cose, un tuo suono. C’è uno spazio di azione e di espressione che il singolo non ti consente di avere. Anche banalmente scegliere l’ordine dei brani che andranno dentro un album può dire mille cose di te.
Solo che, oggi, c’è meno tempo per ascoltare un album dall’inizio alla fine e anche il tempo e i modi di produrre sono cambiati. Si fa tutto più velocemente e in cameretta. Anche io faccio così, sia per il tempo che per il risparmio, perché fare un prodotto buono comporta anche molte spese.
L’album, forse, oggi viene più concepito come una raccolta di singoli che come un lavoro pensato per essere messo tutto insieme sin dal principio, quindi non è più importante ascoltarlo in ordine, cercare di riconoscerne i suoni, l’espressione e il pensiero che porta con sé. Tutto questo, adesso, deve trasparire dai singoli.»
«In entrambi i casi mi sono proposta e poi sono stata richiamata. Con Carmen, in realtà, non ho portato il mio progetto: avevamo indicato, con il mio vecchio duo acustico, un repertorio di musica siciliana e siamo stati selezionati. È stata un’esperienza veramente bella: la piazza di Messina era piena piena di gente ed erano tutti molto coinvolti.
L’esperienza di Ermal, invece, è stata più emozionante perché presentavo i miei brani in un anfiteatro a Zafferana, dove tra l’altro avevo già suonato, ma solo con progetti di cover. Lui stesso aveva chiesto di mandare, tramite un form, delle candidature per suonare in apertura al suo tour e io ed un altro ragazzo siamo stati selezionati per aprire la data in provincia di Catania.»
«Cantare davanti ad altre persone, che siano una o cento, rende autentico ciò che esprimi. In generale, la condivisione dà vita alle cose: se un qualunque evento non viene condiviso rimane piatto, privo di prospettiva, di avanzamento. Cantare in cameretta serve più a sperimentare e a trovare la propria dimensione secondo me, poi scegli un vestito da dare alla tua persona, a ciò che scrivi, a ciò che canti e lo porti in giro per dargli una forma, facendolo vivere in uno spazio condiviso e arricchendolo con nuovi incontri e nuove conoscenze.»
«Innanzitutto dobbiamo dare un significato al termine “sfondare” perché a livello di fama e popolarità che oggi si misura principalmente tramite i social, credo che tutti abbiano le stesse possibilità, da nord a sud. Basta avere un cellulare, farsi dei video e sperare che vadano virali.
Io ho deciso di trasferirmi per studiare ed allargare un po’ i miei orizzonti. Ciò che ti offre Milano è sicuramente un giro di conoscenze musicali più vasto, molti locali e molte rassegne dove poter portare la tua musica.»
«Il primo è la laurea sicuramente, poi vorrei suonare sempre di più in giro e con i miei amici musicisti, perché è quello che mi fa stare meglio. Poi registrare, creare, arrangiare i miei brani, studiare nel frattempo, prendere lezioni di canto, di chitarra, di pianoforte, imparare a cucinare, a rifare il letto la mattina e tante altre cose.»
«Questa risposta la rubo a colui che ho avuto la fortuna di avere come Professore di storia della popular music in conservatorio, Ernesto Assante: l’autenticità. Che un’opera (brano, album, Ep) sia bella o brutta, se è autentica arriverà al maggior numero di persone possibili.»
«Da un paio di giorni mi sono affezionata in modo un po’ strano ad un disegnino fatto dal mio batterista. È una sorta di bambolina disegnata con i capelli rossi, un po’ mossi, le guance rosse imbarazzate, la mia Takamine e un vestitino a fiori.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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