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“Non scriverei mai cose false che non provo”: intervista esclusiva a Cincilla

“Non scriverei mai cose false che non provo”: intervista esclusiva a Cincilla

Pietro Milella, in arte Cincilla, è un musicista di Venezia.
Suona e compone per anni pezzi che solo il suo pianoforte ha ascoltato, fino a quando non conosce Pablo Davilla, che ascolta alcune sue demo e lo porta in studio di registrazione.
Il risultato della collaborazione tra i due è l’uscita del primo singolo di Cincilla, “Sakè”, in rotazione radiofonica dal 27 Marzo, a cui seguirà un Ep di cinque brani dal titolo “Sogni In Saldo”. 
Ma, adesso, conosciamolo meglio!

 

Ciao Cincilla, presentati ai nostri lettori.
«Sono Cincilla e scrivo pezzi. Da poco è uscito “Sogni in Saldo”, il mio Ep. Là mi presento ancora meglio.»

 

A cosa dobbiamo il tuo nome d’arte?
«Avevo bisogno di un nickname per salvare le demo su Soundcloud.
Avevo visto su Internet Chinchilla, un gatto persiano che mi piaceva e, cercandone altri, veniva fuori il Cincillà. Mi piaceva pure quello. Non mi piaceva l’accento. Sono rimasto Cincilla.»

Credits: Cincilla

Come si può definire il tuo genere musicale?
«Cincilla. Odio il termine “genere musicale”. Lascia sempre fuori una parte di quello che fai.»

 

Qual è il valore aggiunto che un musicista deve possedere, oggi, per poter fare questo mestiere?
«Scrivere pezzi fighi anche se, in realtà, penso che in Italia sia sufficiente leggere le mode e sapersi vendere sui social. Come con i detersivi o il latte.»

 

Oggi, molto spesso, gli artisti realizzano dei featuring. C’è qualcuno con cui vorresti collaborare?
«Frah Quintale, lui mi piace un sacco. Scrive da Dio e, da quello che fa, mi dà l’idea di essere uno vero, che ha una visione e la porta avanti.»

 

Di cosa non parleresti mai nei testi delle tue canzoni?
«Delle cose che non vivo. Non farei nemmeno quella specie di inni proto-generazionali vuoti che usano sempre le stesse parole e non dicono nulla. Ecco, quella roba la lascio ad altri.


Quando sento parlare di pezzi orrendi con gente che sostiene: “eh ma questo è fatto per i live…” mi viene la nausea. Se si scrive onestamente vale tutto, se lo si fa invece solo e soltanto per fare uno show allora penso non si dovrebbe scrivere. Anche per rispetto di chi ti ascolta. Vado un po’ controcorrente qui. Tutti pensano ai live ma io credo che il modo migliore per ascoltare un pezzo sia con un paio di buone cuffie o con un impianto hi-fi. È là che ti rendi conto se un pezzo vale oppure no. Poi il live è unico e insostituibile, ma non scriverei mai e poi mai in funzione del live.


Spesso ti frega perché si regge su molti aspetti che esulano dalla musica che ti viene proposta. È uno show che volendo può diventare una grande messa in scena.


Per me è più importante quello che si scrive della performance ai live. I pezzi furbi da live non li sopporto. Sempre odiati.»

Credits: Cincilla

C’è un brano, tra gli inediti, che ti rappresenta maggiormente?
«Non so più chi sei.
L’ho scritto completamente ubriaco alle tre di notte, tornato a casa da una serata con i miei amici. Tutti pensano stia parlando di qualcuno, forse è vero, o forse sto parlando di me stesso, da solo.»

 

Passiamo al tuo Ep, Sogni in saldo. Dal punto di vista dei testi si tratta di un disco sincero, in cui ti mostri con tutte le tue fragilità. Quando hai capito che nella musica essere semplicemente te stesso sarebbe stata la strada migliore?
«L’ho sempre saputo. Non scriverei mai cose false che non provo. La musica non è simulazione, te la posso impacchettare in tanti modi, ma se ho veramente qualcosa da dire…cosa potrebbe essere se non la verità?»

 

In un’epoca dove la musica è liquida e si ragiona singolo per singolo, come mai hai deciso di pubblicare un Ep?
«Ho fatto un Ep perché non avevo le risorse per fare l’album.
Penso che gli artisti dovrebbero piegarsi meno alle logiche della fruizione. Dovrebbero essere loro a determinare come ascoltare la musica. Poi, se un pezzo spacca, lo fa anche se è stato presentato in un album. Non penso che oggi What’s The Story MorningGlory precluderebbe a Wonderwall o a Don’t Look Back in Anger di essere ascoltate.»

 

Come hai formulato la scaletta dell’Ep?
«Non ho scelto i pezzi migliori. Ho preso 6 canzoni che potessero sottolineare delle caratteristiche diverse. Per dare un’idea di chi sono, che musica faccio e cosa voglio dire.»

Credits: Cincilla

C’è qualche complimento particolare per questo Ep che vorresti ricevere dai tuoi fans?
«Mi piacerebbe che fosse ascoltato in un fiato, senza playlist, senza andare alla specifica canzone.
Se lo si considerasse un’entità unica mi farebbe davvero piacere.»

 

Dove pensi che andrà la tua musica in futuro?
«Spero possa essere apprezzata e arrivare in alto. Sarebbe ipocrita affermare il contrario.
Entrando nel merito di quello che scrivo, mi siedo al piano e, a volte, faccio un pezzo nuovo, non penso troppo a dove voglio andare, ad un concetto preciso che voglio esprimere. È tutto molto più naturale.
La mia musica andrà dove andrà la mia vita, le due cose sono piuttosto correlate.»

 

Qualche novità in vista che, magari, vorresti condividere in anteprima con noi?
«Vorrei far uscire l’album. I pezzi sono pronti, anche se scrivo di continuo in realtà.
Magari domani esce un pezzo nuovo da mettere. Insomma, il materiale c’è comunque.»

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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