Seconda serata del Festival con i verdetti di 15 big nelle mani della giuria delle radio e del televoto. Iniziano anche le finali del percorso giovani.
Alex Wyse: l’emozione causa qualche sbavatura canora, ma si prende l’Ariston con la sua “Rockstar”. Suoni ricercati, chitarre elettriche e un brano elegante che invita a trovare il coraggio in amore tipico delle rockstar. 6
Vale Lp e Lil Jolie: “Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore” non convince nemmeno durante la prima parte della finale giovani. Passionalità urban sentita e risentita, unita al modo di cantare corsivo, portano il brano a non essere all’altezza del Festival. 4
Settembre: introspettivo e viscerale, racconta di un amore per cui si è disposti a strapparsi le “Vertebre”. Timbro alla Michele Bravi e sicurezza sul palco lo portano ad essere il migliore tra i giovani. 7-
Maria Tomba: tenta un’esibizione carica con “Goodbye (voglio good vibes)”, ma cade in molte stonature e banalità testuali per un brano in cui si richiedono solo coccole e good vibes. 4-
Rocco Hunt: si perde nella mediocrità “Mille vote ancora” di cui si salva solo la malinconia d’infanzia per le periferie nel testo. 5-
Elodie: scende la sua “Dimenticarsi alle 7”. Il brano non riesce a diventare tormentone e lei sembra sempre meno convinta, tanto da uscire interpretativamente più volte dalla canzone. 5.5
Lucio Corsi: aggiunge anche un’esibizione al pianoforte per “Volevo essere un duro”. I toni di leggerezza e di fiaba lo premiano anche per il quintetto della seconda serata. Da outsider, potrebbe clamorosamente puntare alla vittoria. 9.5
The Kolors: Stash punta nuovamente sull’opposizione di colori tra un’interpretazione scura e la fluorescenza estiva di “Tu con chi fai l’amore”. Convincono, ma non del tutto. 6
Serena Brancale: l’arrangiamento e le atmosfere popolari di “Anema e core” iniziano a svilupparsi. Radiofonica e leggera, punterà tutto sul post-festival. 6-
Fedez: si fa sempre più cupo nel vivere i tormenti depressivi di “Battito”. Fluttua sul ritmo, con un’altra magnetica performance. 6.5
Francesca Michielin: è quella che aumenta maggiormente il voto tra la prima e la seconda serata. Si emoziona e over-interpreta “Fango in paradiso”, ci convince definitivamente con l’intensità del secondo ritornello. 7-
Simone Cristicchi: convince anche il grande pubblico nella seconda serata. L’Ariston piange per il triste e dolcissimo racconto d’amore. Cura, malattia e intensità emotiva si intersecano in un rapporto tra genitore e figlio. 8.5
Marcella Bella: non riesce mai a padroneggiare l’uptempo sulla figura della femme fatale. Più precisa dell’esordio, evita il disastro con una buona tecnica vocale. 5-
Bresh: Liguria e mare ben presenti in “La tana del granchio”, fanno da sfondo a un brano ricco di passionalità. Una grande sorpresa, che meriterebbe la top 10. 7.5
Achille Lauro: non cresce al secondo ascolto una ballad che non funziona. Tuttavia riesce a strappare un’altra top 5 sulle ali del rispetto guadagnato con i singoli precedenti. Achille sembra essere arrivato a Sanremo accontentandosi di un pezzo non abbastanza potente. 6
Giorgia: ancora più esplosiva in “La cura per me”, la sua voce brilla fra silenzi e violini. Parla d’amore con la giusta dose tra aulicità e sentimentalismo. 9
Rkomi: in caduta libera con “Il ritmo delle cose”. Impreciso, insicuro e impalpabile sul palco, il pezzo non ha il ritmo trascinante che ci si aspettava. Rischia un flop enorme da bassa classifica. 4.5
Rose Villain: prosegue l’effetto ripetizione del Sanremo dell’anno precedente in “Fuorilegge”. Tuttavia qualche guizzo nei fraseggi e un’interpretazione più convincente la fanno risalire. 5.5
Willie Peyote: non sale, ma non scende di gradimento il suo testo sociale con il ritornello a suon di “Grazie ma no grazie”. I cori e le atmosfere gospel aiutano a tenere a galla un brano che non potrà concorrere ai vari premi. 6
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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