Dopo avervi segnalato Nudda & Asteria (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo JVLIA, attualmente in rotazione radiofonica con “Vago”, il suo nuovo singolo. Conoscetela meglio nella nostra intervista!
Giulia de Gregorio è un’artista romana nata a Paola (CS) nel 1994. Fin da bambina coltiva una passione viscerale per la musica, nutrendosi di ascolti che spaziano dal punk-rock al pop, dal soul all’elettronica. A soli 16 anni muove i primi passi con una band, scrivendo e cantando in inglese: un’esperienza fondativa che plasma il suo primo approccio al suono e alla scrittura.
Col tempo, il rigore spigoloso del punk cede il passo a una ricerca più ampia e consapevole. Da un momento di vuoto nasce la voce autentica di JVLIA, una voce che oggi si affida all’italiano per raccontarsi senza filtri, con intimità e coraggio.
Scrive e canta sia in inglese che in italiano, esplorando le molteplici sfumature della propria identità artistica. Nei suoi live si presenta con essenzialità: sola, chitarra alla mano, lasciando che voce e silenzio dialoghino in maniera sincera con chi ascolta.
I suoi testi sono attraversati da temi universali: smarrimento, cambiamento, desiderio di rinascita. Una malinconia luminosa, mai sterile, che si mescola a una speranza costante. JVLIA non si lascia rinchiudere in un genere, ma si affida alle emozioni come unico faro creativo. Il suo suono è vivo, mutevole, in bilico tra l’acustico e l’elettronico, tra il pop e la parola nuda.
Questo progetto rappresenta per lei non solo un debutto, ma una vera e propria rinascita artistica: un cammino in divenire, tracciato passo dopo passo.
«Ciao a voi! Sono Giulia de Gregorio, in arte JVLIA, ho 30 anni, sono romana
ma ho origini calabresi, e sono una cantautrice.»
«Respiro musica da che ne ho memoria. Già da piccolissima scrivevo testi, mi chiudevo nella mia camera con le cuffie alle orecchie, un pennarello come
microfono e simulavo i miei concerti con le canzoni delle mie cantanti
preferite. Mi sono esibita per la prima volta su un palco a scuola quando
avevo otto anni. La musica è sempre stata la mia passione e il mio più
grande sogno, sempre presente. Al liceo mi conoscevano tutti per “quella che canta”, alcuni mi chiamavano jukebox. Poi a 16 anni, sempre con dei compagni di scuola, abbiamo formato la nostra prima band: lì ho davvero iniziato a pensare a un qualcosa di più concreto e ho iniziato a scrivere e comporre in maniera diversa, più matura.»
«Con la band scrivevo solo in inglese: i miei ascolti sono sempre stati per lo più del panorama internazionale, perché è una lingua che amo e che, tra l’altro, ho imparato bene proprio grazie alla musica. È sicuramente molto “musicale” e anche più semplice se vogliamo a livello di grammatica. All’inizio avevo molte difficoltà a scrivere in italiano, poi ho semplicemente capito che essendo la mia lingua madre riuscivo ad esprimermi in modo più autentico e ho perseguito questa via. Onestamente mi sento molto a mio agio con entrambe, non ho una preferenza, quello che cambia è solo l’approccio alla scrittura, ma penso sia inevitabile.»
«Molto naturale, quando scrivo il mio unico obiettivo è comprendere le mie verità e i miei sentimenti. Scrivo per trovare chiarezza in me stessa, per mettere ordine nella mia confusione. Sono assolutamente una persona malinconica, ma anche molto positiva: cerco di trarre forza dalle mie fragilità, e spero che questo messaggio arrivi forte e chiaro.»
«Penso che “VAGO” sia la canzone che ho scritto più velocemente di tutte:
sono molto fissata con i testi e pondero ogni singola parola con estrema attenzione. “VAGO” invece è stata un getto, un flusso di coscienza. Stavo suonando un riff con la chitarra, ho iniziato a canticchiare questa melodia e il testo è uscito con molta naturalezza. Volevo fare una canzone pop che fosse orecchiabile, mi sono chiusa nello studio di registrazione che avevo a casa e ho iniziato a buttare giù qualche idea. Prima il groove di batteria, poi la linea di basso, avevo anche scritto un altro riff di chitarra che non abbiamo utilizzato, poi è subentrato Bernardo che da quella base ha dato vita alla mia visione con l’arrangiamento e la produzione che sentite adesso.
Il riscontro del pubblico è positivo: mi scrivono per farmi i complimenti e
questa è una cosa che mi riempie di gioia. Tutti mi dicono che è una
canzone che entra in testa, quindi posso dire di aver raggiunto il mio
obiettivo.»
«Beh sì, mi sembrava che i miei coetanei si stessero già realizzando e costruendo la loro vita, mentre io stavo ancora cercando la mia strada e il mio posto, come se il mondo continuasse a girare mentre tu stai fermo, e il tempo era la mia più grande ansia. Avevo questa sensazione di dovermi muovere a tutti i costi per stare a un passo che, però, non era il mio, senza potermi permettere, appunto, di fermarmi o perdermi.»
«Un vortice di emozioni, eccitazione, gioia, ma anche paura. Ho ripreso in mano il mio progetto dopo un lungo periodo di stop. Ammetto di aver
attraversato una fase di forte disillusione rispetto a quello che stavo facendo, però, mentre da un lato quasi mi imponevo di non volerci più credere, dall’altro sentivo un fuoco dentro di me che continuava ad ardere e che non riuscivo ad ignorare. Tornare a sognare è stato un grande atto di coraggio verso me stessa.»
«Assolutamente sì! La vita è meravigliosamente assurda, arriva un momento in cui ti accorgi che ogni tassello trova il suo posto, e ogni cosa, ogni accadimento, acquisisce un senso preciso e rivela il suo significato. Ed è stato così: proprio quando ho perso ho trovato delle persone stupende che hanno creduto in me e senza cui, forse, oggi non sarei qui a raccontarmi.»
«La cosa più scontata che posso consigliare è di credere in sé stessi, in quello che si sta facendo e portarlo avanti, spingere e lavorare duramente per raggiungere un obiettivo alla volta anche se i risultati non sono sempre
come ce li aspettiamo, e soprattutto, riagganciandomi alla domanda precedente, di circondarsi di persone che portano positività nella tua vita. Per me è stato fondamentale, mi hanno dato quella spinta che forse mi mancava. Certo, parte sempre tutto da noi stessi, ma il sostegno da parte delle persone a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene può fare la
differenza.»
«Io che cammino a testa alta e con un bel sorriso. Il videoclip che abbiamo
realizzato è un piccolo viaggio visivo dentro questa camminata.»
«Come dicevo, per “VAGO” avevo già abbastanza chiaro il mondo sonoro che
volevo creare, con Bernardo ci abbiamo sicuramente lavorato parecchio, ma sapevamo dove volevamo arrivare e abbiamo trovato il giusto equilibrio.»
«Mi piace molto “esperienza onirica” perché riporta a ciò che si vive durante un sogno, ma mi fa pensare a un qualcosa di astratto, di non reale o che non c’è. Direi che “intima”, invece, si addice di più, perché suonare da sola con la mia chitarra mi fa rivivere la nascita delle mie canzoni, rivedo me
stessa seduta sul divano a scrivere, e questo è molto reale e concreto per
me, riporto le canzoni a uno stato primordiale quasi grezzo e lo trovo
bellissimo. In questo momento è anche una scelta pratica, ma sogno di tornare presto a suonare anche la mia chitarra elettrica con una full band.»
«I prossimi passi saranno: fare uscire un altro singolo quest’estate, chiudermi in studio di registrazione per arrangiare e produrre le canzoni che comporranno il mio primo EP, e poi scrivere, scrivere e ancora scrivere nuove canzoni che non vedo l’ora di farvi ascoltare.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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