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Intervista esclusiva ai The Francis per il nuovo Ep “Una strana condizione”
Intervista The Francis

Intervista esclusiva ai The Francis per il nuovo Ep “Una strana condizione”

Dopo aver conosciuto Serena (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo i The Francis, tornati in scena con il nuovo Ep “Una strana condizione”, pubblicato lo scorso 18 Maggio. Conosceteli meglio nella nostra intervista!

 

I The Francis nascono da una sala prove a Milano, in un luogo che è rifugio dal mondo e momento di sfogo della propria creatività. Mettere d’accordo cinque personalità come le loro è un compito arduo, ma probabilmente è proprio la sfida del riuscire a creare qualcosa di originale ed identificabile, nonostante i pareri discordanti, a rendere i loro brani così autentici.

 

Il primo mattone della loro carriera viene posato nel 2021 con l’EP “Un sacco di Francis”. Nel 2022 pubblicano “Cuando Se Pone il Sol” e “On a Oublie”, brani scritti rispettivamente in spagnolo e francese che mostrano il lato funky ed elettronico della band. Viaggiando tra i generi e le ispirazioni più differenti, nel 2023 è il turno di “Una strana condizione”, “Pianeta Blu” e “Flusso”, viaggio che raggiungerà il suo termine il 18 Maggio con l’uscita dell’EP “Una strana condizione”.

 

I The Francis, esplorando le contraddizioni della società e interrogandosi sui sentimenti più reconditi dell’animo umano, in ogni loro brano scelgono di sperimentare e continuare ad innovarsi, mostrando al pubblico un’energia sempre nuova.

Ciao ragazzi, presentatevi ai nostri lettori.

«Ciao! Siamo i The Francis e siamo in 5: Fede, Bracco e Robi (rispettivamente chitarra, basso e voci, componenti della band che si sono conosciuti in univerisità), Leo e Joey (tastiere e batteria).
Le parole centrali che possono identificare la direzione del nostro percorso sono “ricerca” ed “energia”. Questi termini, infatti, descrivono il nostro inarrestabile e continuo lavoro nel conciliare contributi artistici provenienti da diverse persone per giungere ad una sintesi di stampo pop.
»

 

Quando e come vi siete conosciuti?

«Il progetto nasce in una sala prove a Milano, in un luogo che è rifugio dal mondo e momento di sfogo della nostra creatività. All’inizio erano Fede, Bracco e Robi che, dopo le lezioni in università, si trovavano per fare musica assieme. Poi si sono uniti anche Leo e Joey.»

 

È stato semplice mettere insieme 5 personalità diverse come le vostre?

«È il compito più arduo del nostro progetto, ma probabilmente è proprio la sfida del riuscire a creare qualcosa di originale ed identificabile a rendere i brani così autentici, nonostante i pareri discordanti.»

Intervista The Francis
Il 18 Maggio è uscito “Una strana condizione”, il vostro Ep: come vi siete approcciati a questo progetto discografico? 

«È stato un lavoro di circa due anni, in cui la priorità è stata la ricerca sonora al fine di conciliare le influenze di ognuno e costruire un genere in grado di rappresentare al meglio i The Francis. Una scelta centrale in questa direzione è stata quella di autoprodursi, sfruttando lo studio del nostro tastierista. Decisione che abbiamo preso spontaneamente, in modo da poterci presentare di fronte ad un etichetta discografica consapevoli di chi siamo.»

 

Sappiamo che il vostro focus è legato alle condizioni sociali e ai sentimenti umani più intrinsechi. Possiamo dire che il titolo è un riferimento ad una strana condizione sociale? 

«Il titolo dell’EP, che è anche il nome della prima traccia composta, offre una riflessione sulla ricerca di significato e di nuove prospettive sulla vita di tutti i giorni. L’obiettivo è sfidare gli ascoltatori ad esplorare territori inesplorati della propria esistenza, invitandoli a liberarsi dalle catene dell’ordinario e ad abbracciare l’ignoto.»

 

L’Ep si apre con “Flusso”, un viaggio attraverso i ricordi e le esperienze di vita che ci hanno segnato, ma anche un dualismo tra ciò che è stato e quello che avverrà. Ma che rapporto avete, invece, con il presente?

«Per noi il presente è il tempo che spendiamo nel fare musica. È quella dimensione in cui sappiamo che abbiamo la possibilità di vivere. Cercare di cogliere l’attimo ed essere quello che siamo permette di realizzarci come individui.»

Nei brani emerge molto il vostro lato eclettico, che vi porta a sperimentare e a ricreare diversi generi. Una ricerca musicale che, per esempio, esplode in “Presabene”, un luogo di pace e ricarica, oltre ad una valvola di sfogo in cui cercare un equilibrio tra tensione e rilassamento. Qual è la vostra “Presabene”?

«Ci si potrebbe ricollegare alla domanda precedente e rispondere con “sono tutti i momenti in cui si vive il presente”. La Presabene può essere anche rappresentata da immagini: una tavolata di persone, in spiaggia con birre ed una chitarra, e via così. Luoghi che portano la sensazione di stare bene ed in famiglia.»

 

Molto interessante, sia dal punto di vista del sound che di contenuto, è “Androgino”, un parallelismo al Simposio di Platone. Come mai questo richiamo alla filosofia?

«“Androgino” dipinge un quadro universale dell’amore come unione di anime destinate ad incontrarsi, superando le divisioni e le identità imposte. La musica evoca sensazioni di incompletezza e speranza, trasmettendo un senso di calma e calore, mentre l’amore diventa la chiave per comprendere l’armonia del mondo circostante.»

 

L’Ep si chiude con “Mille città”, traccia che narra dell’incontro tra due anime innamorate e che alterna l’italiano al dialetto. Da dove nasce l’esigenza di cantare in dialetto? E perché la scelta di inserirlo proprio in questo brano?

«“Mille città” è l’ultima tappa dell’EP e del viaggio emotivo dei The Francis. Questa traccia, cantata in parte in dialetto, narra dell’incontro tra anime innamorate. È come fermarsi nel tempo, abbandonare tutto per immergersi in un momento dove gli sguardi parlano un linguaggio eterno, che supera il trambusto di mille città. Con essa, si conclude anche il percorso musicale dell’EP, segnando il termine di un anno di sperimentazione e ricerca, un ciclo che si chiude lasciando nel cuore di chi ascolta un’emozione indelebile.»

“Una strana condizione” sembra più un concept album, un racconto di tutte le sfaccettature che può assumere un essere umano. Qual è stato il modus operandi per creare le singole tracce? C’è stato un filo conduttore che avete seguito?

«Siamo quasi sempre partiti da un’idea vocale, che poi sviluppavamo prima in sala prove, cercando di costruire un brano che potesse suonare live, e poi in studio per affinare gli arrangiamenti e le scelte stilistiche. A fine di questa fase embrionale si arrivava sempre ad un momento di confronto in cui valutavamo se andare avanti con quel brano oppure iniziare a lavorare su uno nuovo. Rispetto alle tracce che vedete prodotte, quelle su cui abbiamo sperimentato sono molte di più!»

 

Ora che l’Ep ha visto la luce, quali sono (e quali erano) le vostre ansie più grandi?

«L’ansia maggiore è sempre quella del confronto con il pubblico. Dopo due anni di lavoro ci troviamo di fronte alla prova del nove, in cui capiremo se siamo riusciti a costruire una dimensione in grado di conquistare gli ascoltatori.»

 

Cosa accadrà dopo “Una strana condizione”? Partirete in tour?

«Al momento abbiamo tre date già organizzate nel mese di Giugno, in cui potremo portare in giro l’EP. Ce ne sono alcune da annunciare per il mese di Luglio, ma per ora niente spoiler. Finita l’estate l’obiettivo è tornare in studio per iniziare un nuovo lavoro. Abbiamo già un po’ d’idee su cui sperimentare.»

Intervista The Francis
Per quanto riguarda la vostra identità visiva (soprattutto social), invece, possiamo dire che non conserva mai uno stile unico e distintivo. Pensate che quest’attitudine, a lungo andare, possa essere un punto di forza o una criticità?

«Così come per l’identità sonora, anche per quella visiva stiamo dedicando tempo per costruire un filo conduttore. Su questo punto ringraziamo molto il supporto di Studio Cemento, che sperimenta insieme a noi da circa un anno e, a poco a poco, ci sta portando in una direzione sempre più definita.»

 

Nei vostri brani emerge molto il lato funky ed elettronico della band: vi piacerebbe, in futuro, concentrarvi su un solo genere, anziché sperimentarne diversi?

«I nostri prossimi lavori saranno finalizzati a cercare sempre più una coesione fra questi due generi, che riteniamo la sintesi delle influenze musicali di ognuno.»

 

C’è qualcuno con cui vi piacerebbe collaborare?

«Il personaggio che più troviamo d’ispirazione al nostro modo di fare musica è Willy Peyote. La sua capacità di raccontare i disagi della nostra generazione con una semplicità ed una musicalità facilmente comprensibili dal pubblico sono un esempio. Oltretutto sentirlo live insieme alla sua band è da paura, balli e poghi per tutto il concerto.»

 

Tre aggettivi per chi non vi conosce ancora?

«Presibene, strani, innamorati.»

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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