Dopo avervi segnalato Camilla (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Giovedimaggio, attualmente in rotazione radiofonica con “Andare via”, il suo nuovo singolo. Conoscetelo meglio nella nostra intervista!
GioveDiMaggio è un artista trentino nato nel 2000. La sua musica spazia dal pop al rap, dall’elettronica alla canzone d’autore, creando un linguaggio personale e unico un approccio versatile e in continua evoluzione.
La collaborazione con il produttore e sound engineer Fabio Zanolini ha segnato un punto di svolta nella sua carriera, permettendogli di trasformare la sua passione in una ricerca sonora profonda e emotiva.
Con ogni nuovo brano, GioveDiMaggio continua a definire e reinventare la sua identità artistica, trasmettendo la sua voglia viscerale di fare musica e raccontare storie. Il suo sogno di artista sta prendendo vita, e il futuro promette nuove esplorazioni e creazioni musicali.
“Andare via” è il suo nuovo singolo, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 12 Settembre 2025.
«Ciao amici, sono Giovedimaggio, dalla Puglia a Trento in un baleno, faccio musica, o almeno ci provo, mi diverto e sogno tanto. Voglio ringraziarvi per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Spero vi piaccia la mia musica e che vi trasmetta un po’ dell’amore che vivo.»
«La musica nella mia vita c’è sempre stata direi quasi per “colpa” della mia famiglia. A casa suonano tutti: mio padre, prima di trasferirsi con me a Trento quando ero piccolo, aveva un negozio di strumenti musicali che gestiva insieme a mia madre. Per loro la musica era tutto, era la vita. Dopo la chiusura del negozio ci siamo spostati, e oggi mio papà è il capo coro della chiesa parrocchiale, mentre mia mamma suonava il sax. I miei fratelli suonano vari strumenti, e io, da bambino, suonavo il clarinetto nella banda del paese. Sono cresciuto circondato dalla musica dei miei genitori, fino a quando non ho sentito il bisogno di scoprire la mia. Alle medie ho iniziato ad ascoltare ciò che mi risuonava davvero dentro: sull’iPod Nano avevo gli album di Salmo, Gemitaiz e Madman, che mi hanno aperto un mondo completamente nuovo. Li amavo, e li ascolto ancora oggi. Alle superiori, poi, mi sono avvicinato molto anche al cantautorato. Ho preso in mano la chitarra e ho iniziato a imparare i brani che più mi colpivano. Da lì in poi è stato tutto un continuo evolversi, passo dopo passo, sempre con la musica al centro.»
«Se devo essere sincero ho tante influenze, le principali si avvicinano al cantautorato italiano, ma sento di avere anche tante contaminazioni e gusti che spaziano tra rap e anche al pop-rap-trap fuori dall’italia. Se dovessi buttare giù i primi nomi che mi vengono in mente direi: Jovanotti, Cremonini, Vasco, Alfa, Olly, Psicologi, Post Malone, Frah Quintale, Drake, Concato, Battisti, Pino Daniele, Mecna, Tredici Pietro, Tedua; tutta la scena genovese di adesso, in realtà, mi piace anche l’EDM, Avicii, NOTD. Cose anche più techno: Bruno Mars, Justin Timberlake, Bad Bunny, Quevedo.
Quello che apprezzo tanto dagli artisti sopracitati è la loro attitudine all’essere veri, reali, spontanei. È una cosa che ammiro e a cui ambisco davvero. Poi, ovviamente, influenzano tanto la mia identità artistica perché rappresentano anche i miei ascolti quotidiani.»
«La prima volta è stata quando avevo circa 12 o 13 anni, anche se non ricordo esattamente. Durante un grest estivo passavo i pomeriggi con un ragazzo che faceva già rap: era davvero bravo, aveva i suoi inediti e si esibiva in giro, una cosa incredibile per me all’epoca. Un giorno mi disse che fare musica lo faceva stare bene, e che se avessi voluto provarci anche io, mi bastava trovare le note giuste e scrivere qualcosa di mio. Così ci provai: scrissi un testo d’amore dedicato a una crush che, purtroppo, non mi ricambiava. Finì male, sia con la canzone che con lei, e per un po’ mollai tutto.
Poi, durante il periodo del Covid, ho ripreso in mano la scrittura e da lì è nato davvero tutto: il mio primo brano, e con lui, il mio progetto.»
«La prima resta e resterà nascosta per sempre nel mio quadernetto. È stata una canzone che mi ha ispirato tanto per dare il via al mio percorso, ma se dovessi riascoltarla o rileggere le sue parole, non saprei cosa potrei pensare.
Essendo la prima prima canzone che avessi mai scritto, è tanto primitiva. Un particolare che mi ricordo della mia canzone resta quel giretto di chitarra simpatico e degli incastri che scimmiottavano tantissimo Jovanotti. Mi vergogno, però, al tempo stesso, sono contento di tutti i passi avanti che faccio, questo mi fa apprezzare il passato. Mi stimola non riconoscermi in quello che ero ieri.»
«La scrittura è nata in maniera spontanea e divertente: stavo guidando verso casa di Fabio, il produttore con cui faccio musica, e ascoltando un type beat, quando ho provato una forte sensazione di entusiasmo che mi ha fatto buttare giù frasi e melodie di getto, con quella frenesia di chi ha paura di perdere un’idea. Una volta arrivato, ho fatto ascoltare a Fabio la top line del ritornello e lui ha subito immaginato l’aggiunta del vocoder e dei vocal chops per il drop. Ci siamo caricati entrambi fin da subito, ed è lì che il pezzo ha preso forma.
Ci sono stati amici e persone che hanno apprezzato molto il singolo, di questo ne vado davvero fiero. Ho avuto modo anche di portarla sul palco più volte e devo dire che dà una bella energia.»
«L’incipit che ha dato il via al lavoro è stato trovare la melodia per il ritornello che mi ha richiamato fin da subito dopo aver ascoltato la base. Non mi venivano altre parole se non “ho voglia di andare, di andare via”. Da lì, poi, è partito tutto il messaggio che sta dietro alla mia canzone. A dire il vero, più che rallentare, intendo parlare di una fuga consapevole da noi stessi.»
«È nata come voglia di scappare, ma non da un posto preciso, più da me stesso e da quelle piccole abitudini che finiscono per intrappolarti nella solita routine. Nel caso di questa canzone, in particolare, avevo appena finito di lavorare e stavo andando verso casa di Fabio. È la parte della giornata che preferisco, perché mi sento pieno di vita e di voglia di buttare sulla musica tutto quello che sento. È divertente, mi gasa mi riempie davvero.»
«Io penso che una persona possa davvero contare più di qualsiasi luogo. Può sembrare una frase da film, ma per me è una verità. Posso trovarmi nel posto più bello del mondo, ma se non ho qualcuno con cui condividere quel momento, tutto perde colore, come se mancasse l’anima delle cose. Al contrario, anche una giornata qualunque, di quelle fatte di abitudini e normalità, può cambiare completamente se arriva qualcuno capace di farti stare bene: basta la sua presenza per far sembrare tutto più vivo, più luminoso.»
«Una cartina geografica, che fa da appoggio al tuo vinile preferito, una macchina fotografica, un cappellino e un’arancia.»
«Il mio stile cambia perché cambio anch’io, passo dopo passo. Ho sempre bisogno di cercare nuove connessioni, influenze e sensazioni che una canzone può regalarmi. La mia musica è lo specchio di ciò che vivo, quindi è naturale che evolva insieme a me: quello che racconto nasce sempre da esperienze reali, da ciò che mi attraversa. Oggi Giove è semplicemente un ragazzo come tanti, con la voglia di dare una scossa alla propria quotidianità e trasformarla in qualcosa di nuovo.»
«Mi piacerebbe tanto pensare ad un album.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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